Recensione del libro: il Gregoriano, una scala verso il Paradiso sul Sole 24 ore

Domenica 6 gennaio 2019, il Sole 24 ore ha pubblicato una recensione del mio libro Il Gregoriano, una scala verso il Paradiso, a firma del dr. Quirino Principe, grandissimo musicologo italiano. Riportiamo per intero l’articolo del grande critico: “La monodia è il carattere che incornicia interamente il Gregoriano e gli dà la nervatura: con un termine oggi molto in uso, è il suo «formato»: la ratio che lo traccia, ma anche il colore che gli ispira un’inconfondibile spiritualità. Chi gli si abbandona, è solo «sul cuor della terra», ma nello stesso tempo è una delle anime che formano la candida rosa nel Paradiso di Dante. Strano: rilanciata dai tardi cinquecentisti, dalla Camerata de’Bardi, la monodia «ritorna», soppiantando a poco a poco la polifonia che aveva innervato l’arte dei fiamminghi, di Palestrina, di Gesualdo. Offenderemmo l’intelligenza dei lettori spiegando perché la monodia gregoriana è «semilia miglia di lontano» dalla monodia di Deh, lasciatemi morire, di Casta diva o di Mild und leise. In anni remoti frequentammo a Milano il Pontificio Istituto di Musica Sacra, per meglio imparare le vicende e le ragioni delle antiche notazioni musicali, e assimilare il canto suggerito e guidato da quelle notazioni. Don Natale Ghiglione, nostro mèntore (musicale, non teologico) fu il maestro che ogni amante della musica medioevale sogna d’incontrare, e ricordarlo si associa a una stima speciale, poiché egli fu uno dei rarissimi ecclesiastici da noi conosciuti che conoscesse quella lingua. Stendiamo un velo misericordioso sugli ecclesiastici d’oggi. E come sarebbe possibile studiare il Gregoriano, senza padroneggiare il latino, strumento principe di memoria storica per ogni testa pensante d’Occidente? (La sua conoscenza del greco antico era più blanda). Solo un aspetto fu vissuto con disagio: i libri su cui si studiava. Sia il fondamentale Graduale Triplex, sia il ridotto Simplex (qui, per lo scoglio era inevitabile), sia i manuali più teorici, hanno in sé “difetti” che sono piuttosto eccessi. La maggiore problematicità è dovuta alla concezione non didattica, che riduce al minimo le “agevolazioni” e la buona divulgazione. Tutto è altamente scientifico, ma si dà per scontata, sin dall’inizio, la conoscenza preliminare di ciò che si deve ancora conoscere: caso tipico, il famigerato «neuma liquescente». Difficile è, all’inizio, esercitarsi nel canto leggendo i facsimili di manoscritti. Perciò, salutiamo come un bellissimo dono questo perfetto strumento didattico di somma intelligenza, Il Gregoriano, di Ezio Aimasso, studioso che è medico, pedagogista e musicologo (di gran classe) insieme: pagine che, con amabile grazia, ci costringono ad imparare. Si dice: per aspera ad astra. Ma qui gli scogli sono civilizzati, e le stelle le raggiungiamo”

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